* SPETTACOLO SOSPESO *
Dal 24 febbraio al 1 marzo L’Altro Teatro sospende tutti gli spettacoli e gli incontri pubblici in seguito all’ordinanza emanata dal Ministro della Salute Roberto Speranza di concerto con il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, valida per tutto il territorio regionale.
L’ordinanza stabilisce infatti la “sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di aggregazione in luogo pubblico o privato, anche di natura culturale, ludico, sportiva ecc, svolti sia in luoghi chiusi che aperti al pubblico”.
Venerdì 28 febbraio 2020, matinée
Stilema teatro presenta
DI QUA E DI LÀ – Storia di un piccolo muro
Regia e testo: Silvano Antonelli
Tecnica utilizzata: Teatro d’attore
Durata: 60’
LO SPETTACOLO
Entra in scena una ragazza. Potrebbe anche essere una bambina. O una donna. O chiunque altro. È contenta. Forse è appena nata. Ha gli occhi spalancati. Si guarda intorno. “Che bello il sole!”, “Che belli i fiori!”, “Guardaaa…la luna!”, “Guardaaa…il mare!”. Tutto sembra una meraviglia. Abbassa lo sguardo. Tutto si ferma. Anche il sorriso resta sospeso. Al centro della scena c’è un piccolo muro. Piccolo, non piccolissimo. Perché è lì? Chi l’ha costruito? Forse c’è sempre stato.
E se c’è un muro, anche se è un piccolo muro, si finisce per essere di qua dal muro. O di là dal muro. E se uno è di qua dal muro chi ci sarà di là? È facile. Siamo a teatro. Di là dal muro c’è il pubblico. La ragazza è un po’ spaventata. Nella sua testa si fa un mucchio di domande. Come saranno quelli di là dal muro? Saranno pericolosi? Che lingua parlano? E se ci attaccano i pidocchi? E se…? Qui comincia il gioco divertente e leggero dello spettacolo. L’attrice di qua. E il pubblico di là. In sala. Una sequenza di domande. Una sequenza di scene. Come l’eco degli stereotipi e delle legittime paure che ci assalgono ogni volta che ci troviamo di fronte a qualcosa o qualcuno che non conosciamo. E le paure e le domande alimentano il muro. Lo fanno crescere. Non necessariamente il “piccolo muro” al centro della scena. Quello nella nostra testa, nella nostra pancia, nel nostro cuore. E, si sa, a forza di costruire muri si rischia di rimanere imprigionati. Se i muri diventano proprio tanti, troppi, diventano un labirinto. Come fare?
Lo spettacolo, naturalmente, una soluzione la dà. Una soluzione e un augurio. Senza retorica e senza voler insegnare nulla. Mettendo al centro la materia di cui è fatto il teatro: le emozioni. Quella materia impalpabile e difficile da misurare ma che sta alla base di ciò che siamo e di ciò che facciamo. L’emozione di essere “Di qua e di là” e l’emozione di cercare di trovare un modo per incontrarsi, per capirsi, per riconoscersi gli uni negli altri. Magari sapendo che è difficile smontare le paure e gli stereotipi che abbiamo e che in qualche mattone, ogni tanto, finiremo per inciamparci. Ma non è detto che su quel mattoncino non possa spuntare il sole, e sull’altro un fiore, e il mare, e la luna, e un sorriso. Sia che siamo bambini di tre anni, ragazzi di sette, genitori, insegnanti, teatranti. Sia che li chiamiamo “noi”. Sia che li chiamiamo “altri”. Le emozioni non hanno un’età. Appartengono a tutti. E il teatro è lì. A cercare il modo per viverle insieme.
Ingresso riservato alle scuole