Venerdì 24 novembre 2017, ore 21
IN OCCASIONE DELLA GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Amministrazione Comunale di Cadelbosco di Sopra, NoveTeatro Produzioni e Arci Reggio Emilia presentano
12 VOLTE SILVIA
Di Philip St John traduzione di Carolina Migli Bateson
Con Eva Martucci, Fabrizio Croci, Carolina Migli Bateson, Mariano Arenella
Regia e scene Domenico Ammendola
Luci Lorenzo Savi
Musiche eseguite e composte da Giovanni Guerreschi
Realizzazione tavole dipinte Francesca Tagliavini
Costumi Marzia Vezzani
Fotografie Manuela Pellegrini
Assistente alla regia Giulia Zaniboni
Produzione NoveTeatro
Ingresso 12 euro
Presentazione e note di regia di Domenico Ammendola
Con 12 VOLTE SILVIA portiamo avanti la ricerca sulla drammaturgia contemporanea anglosassone che caratterizza il nostro centro teatrale. Il testo “The Sylvia”, opera dell’autore irlandese Philip St John, mai edito né rappresentato in Italia, è stato per la prima volta tradotto in lingua italiana da Carolina Migli Bateson.
La pièce racconta la storia di un pittore, Barry, e della sua musa, Silvia. Barry, dopo un grande successo iniziale avuto grazie a 12 quadri che ritraevano Silvia in vari aspetti, sposa Silvia e si ritirano in campagna. Qui comincia la storia che porterà al logoramento della coppia.
Nel testo Silvia viene strumentalizzata da tutti gli altri personaggi in maniera più o meno consapevole e spietata. Il rimando ad Allen Jones, scultore e artista pop britannico che fece scandalo negli anni ‘70 con la sua donna fatta a tavolino, è stato immediato. Allen ha fondato la sua poetica sull’oggettificazione della donna ed è stato un precursore perché, attraverso la sua arte, individuò già dagli anni ’60 questo come un problema della società e di civiltà. L’immagine che Allen dà della donna, di conseguenza, mi sembrava assolutamente in linea col personaggio di Barry e la sua arte. In verità è lo stesso Barry che fomenta la strumentalizzazione della donna, pur dichiarandosi contrario.
Richiama l’arte – in particolare le sculture a tuttotondo – anche la messa in scena: a 360 gradi, grazie all’abbattimento della quarta parete. La scelta della circolarità mi ha ricordato inoltre la teoria temporale del filosofo Nietzsche secondo cui il tempo è un cerchio (Così parlò Zarathustra) e ripercorrerai sempre le stesse azioni (eterno ritorno).
Ingabbiare gli attori in un rombo circondato dagli spettatori mi è sembrato il modo migliore per rappresentare questa ciclicità ricorrente e alternata: il reiterarsi tra primo e secondo atto, infatti, è caratterizzato sì dalla continuità ciclica, ma anche dallo scambio speculare tra le parti. Inoltre la scelta del rombo mi ha permesso di lavorare su triangolazioni sistematiche che nel testo vengono esplicitamente scritte: anche nelle scene in cui ci sono tutti e quattro i personaggi, ci sono sempre situazioni triangolari. Per esempio, i borghesi che vanno a trovare Barry e Silvia si comportano come corpo unico, sono sì personaggi distinti, ma hanno uno scopo comune a scapito degli altri due. Triangolazioni nei rapporti, quattro personaggi come gli spigoli di un quadrato che si scambiano in modo speculare, ciclicità ricorrente delle situazioni sono stati tutti incorniciati, come in un quadro, nella scena a rombo circondata dal pubblico.
La scelta dei costumi e delle luci, infine, va a sottolineare e ad amplificare i concetti espressi fino ad ora: l’arte di riferimento di Allen Jones, con la sua iconografia grottesca e non attinente alla realtà, un testo che porta nella direzione dell’estremo e una dimensione spaziale che obbliga, anch’essa, ad una scelta non realistica.